Uno dei primi documenti che segna l’inizio della battaglia a favore dell’olio extra vergine d’oliva (quindi, degli olivicoltori) è la lettera inviata a tutto il mondo politico italiano, per sensibilizzarli a prendersi a cuore la grave questione.
Illustre Onorevole,
sono giornalista e mi occupo, da oltre quarant’anni di agricoltura.
Le comunico i dati relativi all’olivicoltura, il comparto di maggiore interesse per il vertiginoso aumento della richiesta, in ogni dove nel mondo.
In Italia vi sono 1.250.000 olivicoltori (è un dato Istat, anche se a me pare in eccesso). Qualche migliaio al nord, il resto è “giù” ed in stragrande maggioranza nel Sud. Sono poveri: quest’anno ancora di più da che non hanno effettuato la raccolta delle olive. Il mercato gli offriva il 30-40% in meno del poco dell’anno scorso, insufficiente a coprire le spese della sola raccolta.Leggi infami – italiane ed ora comunitarie – fanno sì che le industrie olivicole vendano a 4680 lire – già negli scaffali della grande distribuzione – olio d’oliva italiano falso, quando il vero, a un contadino olivicoltore costa (non può non costare) meno di 10.000 lire. Incredibile? Reale.
L’inserimento nelle leggi oleicole di due definizioni naturali – «essere olio d’oliva il solo liquido che si frange dalle olive» e «essere italiano, l’olio ottenuto dalla frangitura di olive italiane» – subito renderebbe gli olivicoltori operativi (loro stessi) e bisognosi di assumere mano d’opera.Un passo enorme per il nostro Sud verso l’uscita dalla lunga crisi economica.
Le chiedo di occuparsene. Sarà benemerito della nostra Patria.La ringrazio di avermi letto
Luigi Veronelli