Isi Benini, amato giornalista e caporedattore alla Rai di Trieste, nel 1971 fonda la rivista Il Vino (per circa un ventennio un riferimento del nostro campo).
Chiede a Gino di collaborare. La risposta sua non solo è positiva, soprattutto è un inno al proprio mestiere.
Gino non diventerà subito collaboratore fisso (lo sarà dal 1978 al 1988, con una delle rubriche più riuscite e seguite: Le lion ivrogne, il leone ubriaco, anagramma di Gianni Mura sul nome Gino Veronelli).
(Gian Arturo Rota)
Scrivere di vino.
Da anni avere comunione, senza infingimenti o violenze, con lui.
Lui vino, io uomo, capace di dialogare.
Mi arrabbio – immagina – alla retorica del vino placido alla vita, “compagnone”, poppa della vecchiaia.
Il vino è sempre rabbioso, nasce da millenarie fatiche.
Si acquieta se tu ti acquieti, saggio sino a meditazioni.
Tra noi e il vino il rapporto è pari – dico di noi che viviamo al sole e di lavoro – necessario e complementare.
Più vivo, proprio oggi in cui urge la rabbia verde, il desiderio di libertà e, quindi, di un ritorno alla terra.
Vini e uomini veri.
E vuoi, Benini, ch’io non abbia emozioni da questa tua nuova prova, “Il Vino”?
Siate benedetti da che rinnovate emozioni, tu e lui, ancora e sempre.
E abbiate lunga vita (facile augurio in terra da secoli eletta, ancora e sempre, per uomini e vini).
Luigi Veronelli