9 giugno 1976. Esce, sul periodico Il Settimanale, intervista di Paolo Forcolin a Gino Veronelli, sull’onda del successo della trasmissione A tavola alle sette, “la riprova di un rinato interesse degli italiani per la buona tavola e il buon vino“.
D. Luigi, come mai tanto successo?
R. Non è tanto merito mio personale, quanto dell’argomento che tratto. La cucina, i vini, sono argomenti affascinanti. Il loro revival, dopo alcuni anni oscuri, è legato secondo me, a motivi ecologici.
E’ in altri termini, un ritorno alla naturalezza, alla semplicità, a quei valori contadini che bene o male sono parte integrante della nostra cultura. In fondo, la cucina semplice è la migliore o la meno cara, oltre tutto. Il discorso che io cerco di portare avanti è proprio questo: rimanere a buoni livelli qualitativi spendendo di meno.
Il successo della trasmissione mi sta dando ragione.
D. La gente ti immagina tutto il giorno alle prese con cibi e vini.
R. Purtroppo è proprio così…. Logicamente devo assaggiarli tutti. Nonostante ciò, ho ancora il fegato a posto.
E’ la riprova che quando si beve (o si mangia) un prodotto genuino il fisico non subisce danni.
D. E con i cibi? Come fai a non ingrassare?
R. E’ questione di costituzione, non di diete o robaccia simile. Io sono un ghiottone, un goloso. Mangio tanto e di tutto. Se un giorno dovessi accorgermi di avere qualche disturbo, diminuirei la quantità, non la varietà dei cibi.
D. Il pubblico conosce il Veronelli televisivo, esigente e perfezionista. Sei così anche a casa tua?
R. Direi proprio di si. Ho avuto la fortuna di sposare una donna che è, oltre a tutto il resto, un abilissimo chef.
Le mie capatine in cucina sono quindi abbastanza rare e, in ogni caso, puramente teoriche.
Mi spiego. In astratto io so come si confeziona un piatto ma, al lato pratico, non sono capace di farlo.
Mi manca completamente l’abilità manuale. E non solo in cucina.
Figurati che non accendo neppure il televisore. E non è un modo di dire.
D. Qual è il contributo della tua partner, Ave Ninchi, al successo della trasmissione?
R. Senza dubbio enorme. Ave è un donnone effervescente, pieno di simpatia.
Le donne non vedono in lei una rivale potenziale e gli uomini la considerano una specie di grande mamma.
E’ inoltre una compagna di lavoro facilissima, spontanea. Con lei una scena non si ripete che in casi eccezionali.
D. E le vostre battutine polemiche?
R. Un po’ di spettacolo ci vuole, no?
Il pubblico è ormai abituato a questo “gioco delle parti”, io che faccio il perfezionista e Ave che me lo rimprovera.
In realtà, andiamo d’accordo.
D. Perché non fai della pubblicità a qualche prodotto? Te lo avranno chiesto in molti, non è vero?
R. La perdita della mia credibilità professionale non compenserebbe i guadagni, anche se mi sono state fatte proposte principesche. Preferisco continuare a dire, liberamente, pane al pane e vino al vino.
A quello buono, naturalmente.