La vita è troppo corta per bere vini cattivi.
Il vino ha origine dalla pianta simbolica, la vite. E’ coltivato, e non fabbricato come le cose inerti. Sobrio non è colui che si priva di qualcosa, ma chi conosce che cosa conviene alla sua natura e alla sua cultura.
Lo sai. Affermo essere, il vino, canto della terra verso il cielo.
Ogni canto, così come la musica, va ascoltato con attenzione.
Il vino, dopo l’uomo, è il personaggio più capace di racconti.
Dopo l’uomo, subito dopo e prima d’ogni animale, è il vino ispiratore di cultura.
Lui vino, io uomo, capaci di dialogare.
Il vino è un valore reale che ci dona l’irreale.
Il vino va bevuto per questo miracolo. Spinge l’intelligenza alle cose migliori.
Guardare l’antica bottiglia, il quadro di Tintoretto, la scultura di Moore, le colline della “mia” Bergamo, con provocazioni non uguali certo, certo parallele.
Nelle mie vene, non sangue, vino scorre.
Le qualità di un vino completano il piacere di un cibo e lo spiritualizzano.
Vi è qualcosa che sfugge, qualcosa che solo noi conosciamo, con cui solo noi comunichiamo, noi che amiamo il vino: la sua anima.
Vi sono vini superbi che m’han fatto sognare sghembo, per ciò stesso ancor più amati.
Il vino trasferisce la sua anima in chi lo onora bevendolo.
Bevi il vino con rispetto, “lui” ti diverrà amico e ne avrai, solo, gioia e salute.
Abbia, il vino, nascita, per produttor’e terra, tale da far prevedere lunga lunghissima vita.
Il vino apre in pressoché tutti gli uomini un’ironica allegria e vivacizza la creatività e l’intelligenza, così che, ogni volta che mi capita di incontrare un astemio, lo guardo negli occhi e cerco di consolarlo: «Da ogni malattia si può guarire!».