Un testo di Veronelli, scritto nel 2001, per la presentazione dei vini serviti durante il pranzo del Risit d’Aur (il celeberrimo premio promosso dalla famiglia Nonino).
Specifico il riferimento, tra i vini della denominazione, al Bianco.
Uno dei fascini del Collio Bianco – sì, i grandi vini, sono sostantivi e quindi indeclinabili – sta nelle sue variazioni.
Come per la musica ascolti ciascun autore interpretato da esecutori; tanto maggiore la tua gioia quanto più alti e diversi gli apporti geniali di chi esegue.
Faccio esempio – ahimè, vivo ormai, soprattutto, per la musica e ne sono così poco esperto (l’amore si fa furioso e incatenante) – Debussy mi emoziona in modo così intenso e tuttavia diverso se lo suona Arturo Benedetti Michelangeli, Walter Gieseking, Christian Zacharias, Gianluca Cascioli, continua continua.
Il Collio bianco è proprio una liquidità musicale.
Avrai esultanze nel berlo – di diversi produttori, provenienze ed annate – durante questo primo Risit d’Aur del terzo millennio. Ciascuno capace di un suo personalissimo racconto.
Rileverai i pregi dell’intreccio, terra via terra, vignaiolo per vignaiolo, di vitigni a volte autoctoni, a volte internazionali.
Se eseguirai la degustazione in modo professionale, a fondo, sempre avvertirai la corrispondenza dei valori vegetali, di linfa soprattutto, fresca ed elegante ad un tempo.Luigi Veronelli